Comune di Farra di Soligo
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Farra di Soligo

 

Pare che la prima comunità cristiana del luogo si sia sviluppata alle pendici del colle di S. Giorgio intorno alla chiesa omonima. Nel 1300 Farra e Credazzo figurano rispettivamente regola titulata e regola della Pieve di Sernaglia; quindi i due abitati formavano due regole distinte con amministrazioni separate per dirigere il patrimonio ed i beni della rispettiva comunità.

Nel 1321 la chiesa di S. Lorenzo di Credazzo aveva un suo particolare rettore, il sacerdote Mozato, diverso da quella della chiesa di Farra, il sacerdote Doara, come si rileva dall''atto della presa di possesso del castello di Credazzo da parte di Rambaldo VIII di Collalto. Quanto a Farra, essa risulta regola 'titulata', caso abbastanza ricorrente nella Marca Trevigiana: si tratta di un insediamento infeudato a qualche famiglia nobile che, fra l''altro, lo aveva probabilmente provvisto anche della chiesa e godeva di una certa indipendenza dalla Pieve, in questo caso da Sernaglia. Le due comunità cristiane non risultano più distinte nel 1449, quando sono rette dallo stesso sacerdote Silvestro da Rimini.

La vita religiosa può essere seguita più da vicino con la visita pastorale del vescovo Trevisan nel 1475. In quel periodo esistevano già da secoli, nel territorio di Farra, tre chiese, tutte bisognose di urgenti restauri; S. Stefano, divenuta parrocchiale forse nel sec. XIV; S. Giorgio, ritenuta l''antica parrocchiale; e S. Lorenzo di Credazzo, detta pure, nei vecchi documenti, antica parrocchiale o comparrocchiale e precedente l''attuale che fu costruita nel 1573.

Nel 1544 Farra è 'ecclesia curata' della Pieve di Sernaglia e nel suo territorio figurano le seguenti chiese, oltre a quella di S. Stefano già dotata del Santissimo e del fonte battesimale: S. Giorgio; S. Lorenzo; S. Maria in Broi giuspatronato di ser Francesco di Farra cittadino trevigiano; le chiese di S. Martino e S. Andrea in titolo al sacerdote Daniele de Bastanzi cenedese; S. Tiziano di Campagna "presso un pozzo d'acqua viva, indizio di luogo abitato" in titolo al sacerdote Pietro di Pieve di Soligo

Non è possibile conoscere la data, neppure approssimativa, dell''erezione di Farra in Parrocchia, e neppure illumina in proposito la lunga relazione scritta nel 1752 dal parroco don Giovanni Francesco Bassanello, Protonotorio apostolico, consultore dell''Inquisizione, esaminatore sinodale, ex segretario e cancelliere del vescovo cenedese Benedetto De Luca.

La chiesa di S. Stefano fu parrocchiale fino al 1955. Quella attuale fu iniziata nel 1912 su disegno dell''arch. D. Rupolo e venne benedetta dal vescovo Zaffonato nel 1951. La chiesa si presentava fino a qualche anno fa piuttosto spoglia quanto ad arredi sacri. Alcune opere vi sono state trasferite da altri oratori. L'antichissimo crocifisso dell''altar maggiore proviene dalla vecchia chiesa di S. Giorgio. Dalla chiesa di S. Stefano provengono due angeli dorati del Cadorin, la statua dell'Immacolata e l''altare di S. Antonio, opere di Rungaldier (Val Gardena). Dalla stessa chiesa, dove ricopriva un affresco del Bevilacqua di uguale soggetto, proviene la tela di autore ignoto che orna la parete sinistra del coro (Madonna del Rosario, S. Domenico e S. Rosa).

Il Col d'Attila

È il modesto colle che si eleva solitario in una ondulazione tondeggiante e tozza, di dodici metri sul livello della circostante pianura tra Farra e Col S. Martino.

La tradizione popolare vuole che siano state proprio le orde selvagge di Attila ad elevare quella specie di gigantesco tumulo.

Si narra che a quel tempo la vasta incisione che tra il Montello e Colfosco consente al Piave di uscire nella pianura degradante verso l'Adriatico non esistesse ancora . Le acque rimanevano raccolte in un grande lago che copriva tutto il Quartier del Piave e al terribile conquistatore unno balenò il disegno grandioso di procurare uno sbocco al fiume ed erigere un colle a sfida della natura. Anche questa volta riuscì nel suo intento e il col d 'Attila emerse dalla pianura.

Un'altra versione della leggenda vuole che l'ondulazione del terreno sia dovuta al fatto che qui il grande condottiero sarebbe stato sepolto insieme ad immensi tesori. Attila in realtà morì nella pianura magiara la notte del suo matrimonio, ma la leggenda popolare non cura la storia e la gente della zona, a sostegno della tradizione, indicava la diversità fra il terreno dell'ondulazione e quello della pianura circostante.

La scienza geologica sorride e con la denominazione di 'residuo morenico dell'interglaciale Riss-Wure' dato all'ondulazione del Col d'Attila risolve la questione di tale diversità.

La Piéra de Fara o Piéra dei Mat.

Parlando di Fara di Soligo, non si può non fare almeno un accenno alla sua famosa "piéra", detta anche "piéra dei mat" perché, secondo il detto popolare, avrebbe il potere di far uscire di senno chi incautamente dovesse calpestarla o toccarla.

In effetti è senz'altro un rompicapo interpretativo. Si tratta di poco più di una ventina di iscrizioni, la maggior parte su arenaria locale, alcune su cotto, rinvenute tutte, eccetto una, nel circondario di Fara ed, in principal modo, nella ex villa dei conti Caragiani. Di buona parte di queste ho personalmente eseguito dei calchi in gesso, custoditi ora presso il museo di Crocetta del Montello. Sono ricavabili 25 segni grafici (lettere alfabetiche?). Sei di questi segni, in tre iscrizioni si trovano associati o con la stessa sequenza o in sequenza inversa.

Per la cronaca, quanto rimane a Fara, sono i rimasugli di una ben più cospicua dotazione, purtroppo dispersa come spesso accade quando i materiali prendono la via dei magazzini della Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Secondo una relazione di questo ente, risalente alla fine 800, nella ex-villa dei conti Caragiani esisteva una gratticella, interamente tappezzata da massi e cotti recanti tali iscrizioni. Queste ultime non hanno destato alcun interesse da parte degli esponenti della glottologia ufficiale, in quanto ritenuti dei falsi. Lo stesso prof. G.B. Pellegrini mi ha personalmente spiegato come la 'A' presente in questa iscrizione sia troppo moderna, rispetto alla grafia antica '4' , per configurare quelle iscrizioni come prelatine. All'opposto, il prof. Giuliano Calmieri, come ha avuto modo di riferirmi, non solo crede all'autenticità di buona parte delle stesse, ma egli le collega alla scrittura sillabica cipriota del Bronzo medio-recente e le ritiene le prime manifestazioni della scrittura nell'Europa centro-occidentale

Partendo dalla constatazione che alcune scritte sono impresse su cotto di fattura recente, l'amico Luigi Fabris ha avanzato l'ipotesi che si possa anche trattare di sigle o segni convenzionali da parte di fornaciai, scalpellini o capomastri, reclutati per la costruzione delle chiese locali.

FOLCLORE - I Vendemmiali

Fra le diverse occasioni di festa, quella che meglio celebra la tradizione legata all'uva e che non conosce eguali nel suo genere, si svolge verso la metà di settembre. La Festa dell'uva e dei vini è la manifestazione più significativa del paese legata alle radici stesse della Pro Loco, e si identifica in una sfilata di carri allegorici particolarissimi, chiamati vendemmiali, costituiti con migliaia e migliaia di chicchi della dorata uva dei colli. L'allestimento dei carri richiede molto tempo e paziente lavoro: da una iniziale struttura in ferro si procede ad un rivestimento in gesso o altro materiale, sul quale vengono poi fissati gli acini. Si tratta di una festa folcloristica con origini religiose. Nella civiltà rurale di un tempo veniva celebrata il 21 novembre, a conclusione dell'annata agricola, come cerimonia di ringraziamento alla Madonna della Salute. Dopo la funzione religiosa gli agricoltori percorrevano in corteo la via principale del paese. Nel pomeriggio, dopo la sfilata dei carri che richiamavano il lavoro rurale e il raccolto, danze e canti si prolungavano fino a sera. Con l'industrializzazione degli anni Sessanta i carri allegorici lasciarono il posto alla macchine agricole e la vecchia tradizione scomparve per riaffiorare nel 1967 in un nuovo periodo e contesto, quello del rilancio e della valorizzazione della viticultura.

Altre manifestazioni organizzate dalla Pro Loco sono: il Panevin il 5 gennaio, la 'Befana' per i bambini il 6 gennaio, la Festa della fragola e dell'asparago il 1° maggio e la Sagra di S. Lorenzo il 10 agosto.

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